MONDO LUPANOV!
È sabato sera a Carrara e mi trovo a cena a casa di Anna, insieme ad altri due amici, Roberta e Giancarlo, al cane Agata e ai due mici Jeppo e Lolito. La serata trascorre piacevole accompagnata dal buon cibo e dal buon bere; ad un tratto, forse con la complicità delle luci calde e soffuse, dei fili di fumo che aleggiano sulle nostre teste, mi accorgo di essere entrato in un altro mondo, non mi è sconosciuto, negli ultimi tempi l'ho visto e rivisto, ma ciò che sta accadendo non mi era mai capitato prima,
I quadri di Kostya Lupanov stanno lì appesi in Galleria da tre settimane ormai e trascorrere le serate in loro compagnia è bello; i personaggi raffigurati sono lì a raccontare le loro storie, per chi ha occhi e cuore per restare ad ascoltarli.
Non sono un esperto di tecnica pittorica, ma mi rendo conto che le opere di Kostya non sono forti solamente per i soggetti rappresentati. Lupanov passa per un figurativo, in realtà dentro i suoi quadri ci trovi evidenti e folgoranti squarci di astrattismo, nei fondali, nella natura che sfuma in una approfondita ricerca di colori, di luci e di prospettive. Infine quello che risalta è l'armonia, l'astratto dona la vita alle figure, ai caffè, agli alberi.
Bene, siamo placidamente seduti a tavola a chiacchierare, sorseggio un ottimo genepì delle valli piemontesi, l'artemisia raccolta dall'amica Annette, che con le sue sapienti mani la mette in infusione per creare questa dolce amara bevanda. Il concerto di Bobo Rondelli ci attende in Piazza Alberica ed ecco che, non so bene come, i miei occhi cominciano a vedere le figure intorno a me come se fossero in un quadro di Lupanov, ma non sono solo i miei occhi, io stesso, tutto il mio corpo è entrato a fare parte della vita di un'opera di Kostya, sono carne e olio, pelle e denso colore, sono entrato nel Caffè Cipollone. È il percorso inverso che compie Jeff Daniels, che, nel film La Rosa Purpurea del Cairo, esce dallo schermo della sala cinematografica per entrare nel mondo reale.
La sensazione non sfuma, neppure quando decidiamo di uscire, perché Bobo Rondelli con la sua banda ci stanno aspettando in Piazza Alberica e mentre attraversiamo Piazza dell'Accademia, il palazzo rosso sopra la farmacia Biso diventa il palazzo di Two, altra opera del russo, l'aria che fendo con i miei passi non ha la stessa consistenza di tutti i giorni.
Finalmente arriviamo al concerto, in realtà Bobo non ci ha aspettati e assistiamo solo all'ultima mezzora di spettacolo, divertente e trascinante e questa sensazione si affievolisce, ma non scompare. Perdona il ritardo Bobo, ma ne valeva la pena.
Probabilmente il vino ed il genepì hanno contribuito a farmi entrare in questa nuova dimensione, ma d'altronde, cosa volete, io ero al Caffè Cipollone. Mondo Lupanov!
Alessandro Trivelli